Coldiretti ha analizzato gli effetti della decisione della Russia di partecipare all’accordo per la riapertura dei traffici commerciali.
Dopo il via libera della Russia, riprendono le spedizioni di grano e mais anche verso l’Italia. A causa del conflitto tra Russia e Ucraina le spedizioni di grano erano state momentaneamente bloccate. In Italia, nell’anno precedente al conflitto, erano arrivate dall’Ucraina quasi 1,2 miliardi di chili di mais per l’alimentazione animale, grano tenero e olio di girasole. Uno studio della Coldiretti ha analizzato gli effetti della decisione della Russia di riprendere la partecipazione all’accordo raggiunto con Nazioni Unite, Turchia e Ucraina per la riapertura dei traffici commerciali nei porti del Mar Nero.
Lo studio
La Coldiretti sottolinea: “L’apertura di Putin è importante soprattutto per la forniture di mais alle stalle italiane in una situazione in cui i costi di produzione sono cresciuti del 57% secondo il Crea mettendo in ginocchio gli allevatori nazionali. L’Ucraina infatti con una quota di poco superiore al 13% per un totale di 785 milioni di chili è il secondo fornitore di mais dell’Italia che è costretta ad importare circa la metà del proprio fabbisogno per garantire l’alimentazione degli animali nelle stalle.”
E continua: “L’Ucraina garantisce invece appena il 3% dell’import nazionale di grano (122 milioni di chili) mentre sono pari a ben 260 milioni di chili gli arrivi annuali di olio di girasole, secondo l’analisi su dati Istat relativi al commercio estero 2021. Lo sblocco al passaggio delle navi cariche di cereali sul Mar Nero è importante anche per combattere il rischio carestia in ben quei 53 Paesi dove secondo l’Onu, la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l’alimentazione. Un rischio anche per la stabilità politica proprio mentre si moltiplicano le tensioni sociali ed i flussi migratori, anche verso l’Italia.”
Il presidente Coldiretti, Ettore Prandini, ha rimarcato l’importanza di intervenire per porre fine al problema del caro energia e dell’aumento dei costi di produzione. Secondo il direttore, servono misure immediate. “L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che hanno dovuto ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni”.